Come aiutare i bambini giapponesi
Negli ultimi giorni sto ricevendo commenti e messaggi di persone che vorrebbero adottare o prendere in affidamento per un periodo uno o più bambini giapponesi per aiutarli in questo momento così difficile e per allontanarli dal rischio di una contaminazione radioattiva. Al momento non ho ricevuto comunicazioni ufficiali da parte delle associazioni sul fatto se sia possibile far venire in Italia i bambini del Giappone rimasti orfani a causa del terremoto e dello tsunami. L’organizzazione Save the Children si è però attivata per aiutare questi bambini sul posto. A Sendai è stata infatti aperta la prima “area sicura a misura di bambino”. L’area è stata installata in una scuola elementare, dove vengono accolti gli sfollati, ed è destinata a bambini tra i 5 ed i 12 anni, che possono qui svolgere “attività ludico-ricreative per cercare di recuperare quel senso di normalità che consentirà loro di affrontare e, col tempo, superare la paura e l’insicurezza derivante dal trauma subìto”. Queste le parole di Stephen McDonald, coordinatore dell’intervento di emergenza di Save the Children: “Le aree sicure a misura di bambino sono spazi protetti, dove i bambini possono, oltre che giocare, raccontare e così rielaborare la propria esperienza e dove sentirsi al sicuro in un momento in cui tutte le certezze sembrano essersi sgretolate. Queste attività, inoltre, portano un beneficio diretto anche ai genitori, anch’essi molto provati dal punto di vista psicologico, che possono lasciare i bambini in un luogo sicuro e iniziare a riprendere in mano e ricostruire le proprie vite. I bambini che abbiamo incontrato continuano ad avere incubi e sono terrorizzati dal fatto che possa esserci un altro tsunami. L’impatto psicologico di una calamità naturale, inoltre, può non avere un effetto immediato, ma spesso i bambini sono sotto shock pur non manifestando sintomi precisi e i prossimi giorni saranno quelli cruciali. Faremo tutto quello che è in nostro potere per aiutarli. Quest’area è la prima di quelle che nei prossimi giorni verranno allestite in tutta l’area colpita, per supportare il governo giapponese negli aiuti alla popolazione colpita da questa catastrofe”. E questo il racconto di Ian Wolvertoon, portavoce di Save the Children da Sendai: “Molti dei bambini con cui ho parlato sono veramente terrorizzati e la notte non chiudono occhio o hanno continui incubi. Continuano a dire che hanno paura di un altro tsunami e l’ansia si percepisce nella loro voce e nei loro occhi. Ho visto pezzi dilaniati delle loro vite e della loro quotidianità tra le macerie: giocattoli, libri, vestiti sparsi ovunque. Mi ha colpito fortemente quello che mi hanno detto Natsumi, di soli 10 anni, e Nao, 11 anni appena compiuti. Avevano una paura folle dell’acqua e volevano ad ogni costo tornare a scuola per stare insieme ai loro compagni che non avevano più visto dopo la catastrofe. Ho incontrato anche la famiglia di Takane che come centinaia di altre famiglie ha trovato riparo in una delle 17 classi della scuola elementare di IIzuka. La mamma, Mariko, e i suoi 4 bambini Yuto , 8 anni, Aika, 7, Kanato di un anno e il neonato Amihi, vivono in una delle piccole classi da venerdì. Mi hanno detto che prima avevano paura di tornare a casa, ma una volta trovato il coraggio di farlo, si sono resi conto che non c’era acqua e non hanno avuto altra scelta che ritornare a vivere nella scuola”. Save The Children sta continuando la raccolta di fondi, per supportare le iniziative in Giappone, attraverso il sito www.savethechildren.it/giappone.
Ho recepito la gravità della situazione, sono disponibile ad ospitare anche per lungo periodo due bambini giapponesi senza genitori.
In riferimento al commento precedente, mi piacerebbe avere una V/ risposta avendo appreso che diverse famiglie allo stato ospitano bambini giapponesi
Salve Giulia, l’unica cosa che ti posso consigliare è di provare a chiedere all’Enit, che recentemente ha organizzato il programma Italian Friends for Japan, se hanno intenzione di organizzare altre vacanze per donne e bambini giapponesi e cercano famiglie disposte ad ospitarli. Prova a scrivere all’email enitforjapan@enit.it.
Ciao sono Anna già mamma di un bimbo, io e mio marito siamo disponibili ad adottare o prendere in affido per breve, lunghi periodi o per sempre un bimbo giapponese colpito da questa catastrofe, sarei molto felice se mi contattaste, annascotti22@gmail.com, grazie …