Dal Sumo alla ristorazione o allo spettacolo

I lottatori di sumo sono molto famosi in Giappone, ma cosa succede dopo la conclusione della loro carriera agonistica? Una volta scesi dal ring e abbandonate le scene sono molti i lottatori di sumo che si ritrovano a dover riorganizzare la propria vita. E sono in molti a scegliere la via della ristorazione, diventando cuochi oppure semplicemente aprendo un ristorante. Questo perché i lottatori di sumo sono gli unici atleti che possono mangiare senza limiti. E quindi il passo è breve dal ring alla ristorazione. Inoltre proprio il fatto di andare in giro per le gare durante la carriera sportiva li porta ad assaggiare specialità di diverse località e a diventare dei veri e propri esperti. Giuliano Kotinda Tussatto è  un ex lottatore di sumo che attualmente gestisce un bar a Tokyo. Non è giapponese, dato che è nato in Brasile da padre lucchese e madre brasiliana, ma ha deciso di aprire un bar nella capitale giapponese dopo aver terminato la carriera sportiva. Ecco il suo racconto: “Tanti giovani lottatori non sopportano la disciplina severa, perciò i miei ex compagni sono invidiosi di chi se ne è andato, come me. Ma gestire un bar è più difficile: c’è molta concorrenza in questa zona e l’affitto è carissimo. Quando ero con la squadra, invece, non c’erano preoccupazioni. Avevo un lavoro, un posto dove dormire e mangiare. Perciò dico a tutti di rimanere con la squadra finché è possibile. Il sumo richiede una devozione totale alle regole sociali, è stato una bella sfida per me. Sono riuscito a imparare la lingua in tre mesi e la notte mi alzavo per fare pratica. Dopo aver smesso, ho evitato il mio maestro per otto anni. Non sono ancora pronto a incontrarlo, devo prima dimostrare il mio valore nella mia nuova vita”. Anche Naoki Hino, dopo aver lasciato il ring, ha scelto la ristorazione a Tokyo ed è diventato famoso per la sua specialità: il Chankonabe, zuppa a base di pollo, verdure e tofu. E dichiara: “Quando mi dicono che il piatto è bello da vedere e buono da mangiare sono molto contento. Mi è sempre piaciuto cucinare per gli altri. Adesso tra l’altro ho due figlie ed è il mio ristorante che le mantiene”. Ma ci sono altri, come ad esempio Yasokichi Konishiki, che hanno scelto di proseguire la propria carriera nel mondo della musica. Konishiki è il lottatore più pesante della storia del sumo ed è stato il primo lottatore straniero (è nato alle Hawaii) a diventare ozeki, il secondo livello più importante del sumo. Così racconta la sua esperienza: “Il sumo è basato sulla gerarchia. Se sei un novizio devi servire i tuoi superiori, se sei un campione guidi i tuoi allievi. Ma è soprattutto una battaglia contro te stesso. Sul ring ho imparato quanto dolore posso sopportare e quanti sforzi riesco a fare per essere forte. Non sono potuto andare nemmeno ai matrimoni dei miei parenti. Adesso voglio passare più tempo con loro e avere una famiglia mia. Sono cresciuto con la musica, alle Hawaii, dove tutti sanno ballare e cantare, ora vorrei portare gli artisti di quelle lontane isole in Giappone”. Anche Yasuyuki Hirose ha scelto di diventare un artista ed ora sta preparando uno spettacolo comico. Ma il sumo gli ha insegnato molto: “Il sumo era duro per me. Avevo sempre mal di pancia, ero molto timido, non riuscivo nemmeno a guardare negli occhi la persona con cui stavo parlando. Per vincere la timidezza mi sono iscritto a una scuola per personaggi televisivi, poi ho superato un provino per una grande agenzia di casting: ora faccio il comico per il piccolo schermo. Grazie al sumo ho superato i miei limiti”. Sanyutei Utamusashi è invece diventato maestro di Rakugo (commedia comica tradizionale giapponese): “A me piacciono le regole. Nel mondo dell’arte tradizionale, come quello del Rakugo, la disciplina è importante. Non importa la tua popolarità in tv o a teatro, ogni volta sei solo con il tuo monologo davanti al pubblico. Il sumo non era per me, ma senza sumo non sarei arrivato dove sono ora”.



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