“La moglie di Villon” all’Istituto Giapponese di Cultura
Questa sera, alle ore 19:00, nell’ambito della rassegna “Il Cinema Giapponese legge i classici“, presso l’Istituto Giapponese di Cultura, in via Antonio Gramsci 74 a Roma, sarà proiettato, ad ingresso libero, il film “La moglie di Villon” (Viyon no tsuma) di Kichitaro Negishi. Melodramma tratto da un romanzo dello scrittore Osamu Dazai, scritto nel 1947. Ambientato a Tokyo nel periodo post-bellico, è la storia della sofferta relazione tra Sachi e suo marito, Joji Otani (interpretato dal famoso attore Tadanobu Asano), un romanziere autolesionista, infedele e con il vizio dell’alcool. Una notte Otani ruba 5.000 yen dalla cassa del bar in cui è solito recarsi a bere; i padroni del locale lo inseguono fino alla porta di casa, minacciandolo di rivolgersi alla polizia in caso di mancata restituzione. Otani reagisce con violenza ma a calmare gli animi interviene Sachi, la quale – per evitare ulteriori problemi – propone
all’anziana coppia di lavorare nel bar fino a che i debiti del marito nei loro confronti non siano completamente estinti. Sachi viene rappresentata come una donna forte e positiva, capace di amare in modo profondo l’uomo che le provoca tanti dispiaceri, con una logica che trascende il comune sentire. Al contrario Otani incarna la figura di un uomo debole, prigioniero del vizio, incapace finanche di gestire quella celebrità che lo rende così affascinante agli occhi delle donne. Con questo film Negishi ha vinto il Premio come miglior regista alla 33esima edizione del Montreal Interpreti World Film Festival.
Osamu DAZAI (1909-1948)
Vero nome Shuji Tsushima, esordì alla scrittura nel 1933 con un breve racconto dal titolo Ressha (Treno) redatto in prima persona con stile autobiografico, una caratteristica costante nella sua produzione letteraria, indicata con il termine Shishôsetsu (romanzo dell’io). Dazai è lo scrittore che più esplicitamente riflette il senso di perdita e confusione che seguì la devastante esperienza della Seconda Guerra Mondiale; la critica lo ha inserito nella corrente Burai-ha (scuola decadente), nella quale confluirono giovani delusi e insoddisfatti che si rifugiarono in una vita dissoluta spesso culminante nell’esperienza del suicidio. La sua fama raggiunse l’apice proprio nel periodo post-bellico con i romanzi Viyon no tsuma (La moglie di Villon, 1947), Shayo (Il sole si spegne, 1947) e il semiautobiografico Ningen shikkaku (Lo squalificato, 1948).