Angolo di rifrazione, mostra di Massimo Berretta ad Osaka
Fino al 10 aprile 2012, presso l’Istituto Italiano di Cultura di Osaka, è aperta “Angolo di rifrazione“, mostra del fotografo romano Massimo Berretta che ha voluto rappresentare l’anima pura della Città Eterna, tra il reale e l’immaginario, nella fantasia della rifrazione. In esposizione, 36 fotografie aventi per soggetto le fontane di Roma, ritratte in modo innovativo con un’ottica rovesciata. Ecco come la mostra viene presentata da Claudio Romanelli: “Una Mostra dove immergere lo sguardo, realizzata attraverso la forma dell’istinto, senza mediazioni. L’intenzione del lavoro è netta: proporre l’immagine di Roma da un angolo di rifrazione ribaltato, usando per il proprio scopo un simbolo: le fontane di Roma. Le piazze e le fontane di Roma hanno sviluppato nei secoli un rapporto intenso, che partendo dalla relazione architettonica raggiunge un corpo più denso, che è quello della rappresentazione pura, pura anima della città che nel gioco d’acqua sintetizza: il potere, l’arte e lo stupore. Ecco allora affiorare, dalla leggera superficie delle acque, l’icona dei monumenti, lo spazio della piazza, il lavoro dell’artista accompagnato dal lavoro tecnico dei mastri operai. Nel fluido delle immagini si scoprono tracce, orme, lampi di luce lunare: l’anima di Roma. Un viaggio nello sguardo “altro”, nell’ambiguità tra reale e immaginario, nella fantasia della rifrazione. Superficie d’acqua e simboli della città: le piazze si presentano non come rappresentazione ma come un’incursione nel fondo della materia. Il luogo comune è capovolto e reso originale da una ripresa effettuata da un angolo di rifrazione, una direzione metafisica dello sguardo, dentro la materia, oltre la materia. Città ed acqua sono la coppia dialettica di questo lavoro di Berretta. Avvicinamento progressivo alla città e nello stesso tempo slittamento di codice, che inducono a continui aggiustamenti di percezione. Spesso la fotografia cerca di imbrigliare il reale in una immagine simbolo, costruita secondo stereotipi estetici, usati ed abusati. Al contrario in questo lavoro Berretta opera su una visione obliqua, dove è lo sguardo a liberare la realtà dagli angusti limiti dei canoni estetici. Amante della ricerca del quotidiano, Berretta, ci fa intuire quanto sia illusoria la nostra fiducia in una trasparenza immediata del guardare, perché ogni immagine si colloca sempre all’interno di una storia altra, costruita su inaspettati sintagmi fotografici. Così l’attenzione viene rivolta ai tempi lunghi della percezione, gli unici capaci di mettere in moto la riflessione attraverso lo sguardo“.