Le schiave del sesso chiedono giustizia dopo 67 anni
Sono ricordate con il nome di “schiave sessuali” o “donne di conforto“. Si tratta di circa 200.000 donne che dal 1932 sono state ridotte in schiavitù sessuale dall’esercito giapponese in varie parti del mondo. Donne, ragazze e bambine costrette a soddisfare i bisogni sessuali dei soldati in tempi di guerra nelle cosiddette “stazioni di conforto“. Donne rapite, portate via con l’inganno o vendute dalle loro stesse famiglie. Donne che, a 67 anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, ancora chiedono giustizia. Molte di loro avevano poco meno di 20 anni. Le più piccole ne avevano solo 12. Dopo il 1945, alcune sono riuscite a tornare a casa, portando sempre dentro di sé la vergogna per quello che avevano subito. Negli ultimi anni alcune di queste donne hanno iniziato a raccontare la tragedia a cui sono state sottoposte, chiedendo giustizia al governo di Tokyo. Alcune sono morte senza aver ottenuto giustizia. Dal governo di Tokyo non sono mai arrivate scuse ufficiali, in quanto tutte le questioni relative alla giustizia sarebbero state sistemate con i trattati di pace. Ed i risarcimenti economici proposti alle donne sopravvissute sono stati rifiutati perché considerati soltanto “un tentativo di comprare il loro silenzio“. La questione è ancora aperta. (Fonte: Corriere.it)