Il Giappone contro i tatuaggi dei rugbisti
Ieri a Tokyo si è svolta la Bledisloe Cup 2009, uno dei principali appuntamento del rugby mondiale, che ha visto fronteggiarsi le squadre di Nuova Zelanda e Australia. La partita è stata vinta per 32 a 19 dalla Nuova Zelanda. Dallo scorso anno c’è l’abitudine di disputare una delle 3 partite che assegnano il trofeo su un campo neutro. E quest’anno Nuova Zelanda e Australia si sono sfidate sul campo neutro di Tokyo. Le due squadre si sono però trovate di fronte ad un problema: in Giappone i tatuaggi sono considerati “patrimonio esclusivo della Yakuza. Ed i giocatori delle due squadre sono pieni di tatuaggi. Così “agli ambasciatori» dei Wallabies e degli All Blacks è stato spiegato che in Giappone il tatuaggio è considerato così politicamente scorretto che molte piscine pubbliche e private rifiutano l’ingresso a chi non si copre le parti del corpo eventualmente tatuate. E poichè una parte degli allenamenti della settimana che precede il match si svolge in piscina, gli atleti di entrambe le squadre si sono visti costretti ad un complesso lavoro di fasciatura, o addirittura a lavorare a torace e braccia coperte. Non tutti l’hanno presa benissimo: Digby Ioane, ala dell’Australia e titolare di una vasta e istoriata schiena, ha dichiarato alle agenzie di stampa «sono una persona religiosa e nessuno dei miei tatuaggi rappresenta gangster o roba del genere”.