Intervista a Riyoko Ikeda
Riyoko Ikeda, famosa mangaka giapponese che ha creato il capolavoro Lady Oscar, è in Italia per partecipare al Romics, la fiera del fumetto di Roma, e per tenere, come soprano, un concerto di musica classica il 1° ottobre nella Chiesa di Santa Marta al Collegio romano, e racconta la sua vita e la sua esperienza in una intervista pubblicata da Apcom e rilasciata presso la residenza romana dell’ambasciatore giapponese Hiroyasu Ando: “Originariamente ero studentessa di Filosofia presso l’Università di Tsukuba. In tanti mi dicevano che si sarebbero aspettati un radioso futuro da me, solo per criticarmi per il fatto di essere diventata una disegnatrice di manga”. La mangaka racconta anche della censura subita da Lady Oscar: “Le scene famose in cui Oscar e André si scambiano effusioni ancora oggi in America non vengono pubblicate”. E parla della sua esperienza come disegnatrice di fumetti: “Quando ho scritto Lady Oscar era sicuramente difficile per una donna, e particolarmente per una donna in Giappone, guadagnarsi da vivere da sé. C’erano resistenze da parte degli uomini. Una donna che raggiungeva una condizione più alta di un uomo veniva osteggiata. Mi è capitato di avere telefonate di insulti di uomini nei miei confronti”. Lady OScar racconta di una donna che, “ai tempi della Rivoluzione francese, per seguire la propria volontà e realizzazione, doveva vestirsi da uomo”. E l’idea di base del fumetto e cartone animato è piaciuta da subito alle ragazze giapponesi: “Per le donne del Giappone il personaggio poteva risultare rivoluzionario. La donna allora doveva essere o femminile e aggraziata e rinunciare alla carriera, o essere come Lady Oscar, rinunciando alla propria femminilità”. Con questo manga ha voluto “portare avanti un discorso non sul modo di essere degli uomini e non sul modo di essere delle donne, ma sul fatto di rispettare la propria personalità, la propria essenza. “Non ho mai cambiato idea e pensiero. Credo che possano esserci uomini che tirano fuori la loro femminilità, donne che tirano fuori la loro mascolinità: l’importante è che rispettino il loro io”. (Fonte: Apcom)