Mappe sbagliate o obsolete: l’accusa del sismologo dell’Università di Tokyo
Robert J. Geller, sismologo americano che insegna presso l’Università di Tokyo, accusa su Nature il sistema di allerta sismico giapponese. In modo particolare il professore ritiene che le mappe nazionali delle zone a rischio sismico siano sbagliate o obsolete. Per questo non sarebbe possibile nel paese fare previsioni a lungo termine. E quelle che sono state elaborate risultano errate, come a Tokai, dove si attende da 30 anni un presunto terremoto. L’area di Fukushima sarebbe più a rischio di quanto si pensa e quindi la centrale nucleare avrebbe dovuto essere costruita in maniera più sicura per evitare il disastro nucleare. Geller ha parlato di allarmi su violenti terremoti ed incidenti nucleari lanciati da sismologi giapponesi negli ultimi 20 anni. Allarmi che non sono stati presi in considerazione. Il governo giapponese ogni anno crea le mappe di rischio sismico, partendo dall’idea che “i terremoti si verifichino seguendo schemi regolari”. Per questo nel paese sono state delineate 3 “zone dove gli eventi sismici sono considerati maggiormente probabili”: Tokai, Tonankai e Nankai. Ma negli ultimi 30 anni, i terremoti peggiori si sono verificati, invece, in aree ritenute a basso rischio. Per questo il professore ritiene che “le previsioni di questi modelli non trovano riscontro nei dati effettivi”. Geller ritiene inoltre che per realizzare una mappatura più efficace delle aree a rischio sarebbe stato più giusto partire da altri parametri, come i dati sismici globali e storici della zona di Tohoku. In questo modo si sarebbe potuto prevedere, in termini generali, il terremoto dello scorso marzo (anche se tuttavia non è possibile prevedere epicentro ed entità del terremoto): “Visto che si sono verificati altri sismi di simile entità nel Pacifico, un terremoto di quella portata poteva essere atteso, ragionevolmente, con una certa probabilità in ognuna delle zone di subduzione nel Pacifico”. Il professore conclude sostenendo che è impossibile riuscire a prevedere ora e luogo esatto di un terremoto e quindi non si può pensare di poter avvisare in tempo la popolazione. Per questo bisognerebbe consigliare alla gente di “prepararsi all’imprevedibile”. Geller si augura quindi che “la ricerca in questo campo in futuro si basi sulla fisica, sia soggetta a revisioni imparziali e condotta dai migliori scienziati giapponesi, non da burocrati senza volto”. (Fonte: Repubblica.it)