Tokyo: abbassati i limiti di radiazioni nel cibo
Dopo il disastro nucleare di Fukushima, il governo di Tokyo ha deciso di abbassare i livelli massimi consentiti di radiazioni nel cibo. La decisione è stata presa per garantire la sicurezza per quanto riguarda la contaminazione sugli alimenti. Alcuni alimenti rischiano di “entrare nella lista dei fuorilegge“: alcuni tipi di carne di manzo, pesci, verdure e latticini. Finora erano illegali gli alimenti con più di 500 becquerel per chilo. Adesso invece il limite è stato abbassato a 400 becquerel per chilo. Secondo gli ultimi dati raccolti, la carne di manzo della prefettura di Iwate, i funghi dell’area di Tochigi, i pesci Smelt e Tribolodon Hakonensis del lago Akagionuma nella prefettura di Gunma hanno valori di becquerel compresi fra 500 e 800 per chilo. Sono quindi non commestibili. Alcune varietà di carni di vitello hanno invece livelli compresi tra i 300 ed i 400 becquerel e dovrebbero essere dichiarate illegali dalla prossima primavera. Contaminazione lieve per grano saraceno, riso, mais, orzo, latte e derivati. Nell’analisi sulla contaminazione dei cibi, le autorità non hanno preso in considerazione “la contaminazione che determinati tipi di alimenti potrebbero causare anche senza un effettivo contatto con l’uomo“. Decisione che è stata criticata dagli esperti, secondo i quali si dovrebbe considerare anche “l’esposizione ai campi coltivati o agli allevamenti”. Il dottor Eisuke Matsui, capo del Gifu Environmental Medicine Research Institute, ha dichiarato: “Non riesco a capire perché il governo abbia deciso di non calcolare l’esposizione esterna come fattore di rischio. Il consumo di alimenti contaminati è più pericoloso rispetto all’esposizione, ma quest’ultima non è da considerarsi priva di rischi. Pensate ai bambini delle città di Fukushima o Minamisoma, dove c’è un livello relativamente alto di radiazioni nell’ambiente. Ogni indice sulla radioattività deve tenere in considerazione l’esposizione totale e non solo il limite di alimenti contaminati che si possono consumare“. (Fonte: Lettera43.it)