Fukushima: la classifica di Greenpeace sul pesce radioattivo
Aumenta la preoccupazione per il riso ed il pesce contaminati dal disastro di Fukushima. Greenpeace continua ad analizzare la situazione ed in questi giorni sta portando avanti una campagna per scongiurare il pericolo di “sushi radioattivo“. L’associazione vuole quindi sensibilizzare il sistema della distribuzione per evitare che venga venduto “pesce radioattivo” in Giappone. L’organizzazione ambientalista scrive: “Gli abitanti dell’arcipelago del Giappone storicamente dipendono dal mare per le proteine: oltre l’80% delle proteine animali della dieta nipponica deriva oggi dal mare e anche per questo il Giappone è il maggior mercato ittico del pianeta“. Per legge il Giappone ha vietato la vendita di cibi con un livello di contaminazione radioattiva superiore a 500 bequerel/kg, ma per Greenpeace questi limiti “non garantiscono appieno la sicurezza“. Per questo Greenpeace ha lanciato una classifica del pesce radioattivo, realizzata usando due strumenti: “un laboratorio di analisi e un questionario, inviato ai rivenditori per valutarne le politiche di acquisto, le procedure di sicurezza e il grado di trasparenza ai consumatori. Oltre a ciò Greenpeace ha chiesto alle aziende cosa avevano fatto per costringere il Governo a un miglior monitoraggio del pescato, pubblicando i dati rilevati“. Le notizie sono confortanti: “AEON, il maggior rivenditore di pesce del Giappone e, probabilmente, del mondo, già dall’inizio del mese su pressione di Greenpeace ha adottato una politica a ‘radiazione zero’. Dimostrando ancora una volta che, se vogliono, le imprese possono lavorare per garantire la sicurezza dei consumatori“. (Fonte: Mainfatti.it)